Il prezioso sanshin* di mio nonno, dimenticato con il passare del tempo,
Appoggiato nella nicchia affianco all’isola di liquori che ho ricevuto per il mio compleanno.
Strofinando via con le dita la polvere che si era accumulata, avvolgo le sue corde allentate,
E suono una canzone isolana che ho sempre trovato così noiosa.
Ricordi dei giorni che ho passato con te tornano alla mente così vividi,
Perforando il mio petto con una bellezza delicata;
Ciò che sbocciò qui era un fiore sanshin.
Sedendomi nel tuo posto abituale, diagonalmente rispetto alla televisione,
Posso vedere la luna alzarsi da quella finestra d’alluminio.
Mi chiedo che gusto abbia l’alcol mentre guardi la tua famiglia.
Mi chiedo di chi fossero le canzoni intonavi prima di dormire.
Se un giorno potessi cantare della felicità e della tristezza,
Allora su quest’isola… piangendo in autunno, resistendo in inverno,
E sbocciando in primavera, sarà un fiore sanshin.
Questo cielo… quel mare… non raccontano storie;
Diventando un tutt’uno con il vento caldo, chiamando la pioggia su quest’isola,
Ciò che sbocciò qui era un fiore sanshin.
Piangendo in autunno, resistendo in inverno, e sbocciando in primavera… sarà un fiore sanshin.
*Il sanshin (三線, letteralmente "tre corde") è uno strumento musicale di Okinawan ed è il precursore dello shamisen giapponese.